INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: S.E.R. Mons. Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca

Pubblicato in Interviste, News

12 Apr 25 INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: S.E.R. Mons. Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca

Eccellenza, Lucca è una città ricca di storia e spiritualità. In particolare gli edifici religiosi conservano opere di valore assoluto per la storia dell’arte: la tomba di Ilaria del Carretto di Jacopo della Quercia e la statua del Volto Santo. Cosa possono insegnare questi luoghi a chi li visita oggi?

Lucca è una città piena di opere d’arte, generate da una presenza antichissima della comunità cristiana in questa città. Secondo la leggenda, infatti, risale addirittura al I secolo ed è documentata in maniera solida dalla seconda metà del IV secolo. Lucca era nota come la “Città delle 100 chiese”; il complesso monumentale è quindi di assoluto rilievo, al di là delle singole opere custodite nei suoi edifici sacri, ovviamente con alcune eccellenze sia dal punto di vista architettonico che artistico. Ma c’è un messaggio complessivo che queste opere offrono al visitatore e al turista. Ha a che fare con la storia dell’evangelizzazione di queste città: la presenza del pellegrinaggio che, grazie alla Via Francigena, da 1500 anni caratterizza la vita di questa nostra comunità, l’incontro con la Riforma, il Concilio di Trento, le Missioni… La storia religiosa di Lucca ha lasciato una traccia tangibile nelle opere d’arte che continuano a trasmettere i contenuti, i valori, i messaggi di questa lunga tradizione. Va precisato che non sempre questi aspetti sono percepiti, perché abbiamo un po’ smarrito la capacità di decodificare i messaggi lasciatici dal passato; quindi c’è bisogno di un accompagnamento perché l’uomo di oggi, a distanza di diversi secoli da quei manufatti, sia capace di cogliere il messaggio che ci vogliono trasmettere. Quando accompagno i gruppi, anche di giovani, a visitare la cattedrale li stimolo spesso a farsi delle domande: “Perché è stata costruita in questa maniera? Perché ci sono questi dipinti, queste sculture?”. Capire il perché significa accogliere le ragioni e il messaggio che sono alla base di queste opere.

Indubbiamente vedere l’opera d’arte nel suo contesto di origine è un approccio differente.

Oggi abbiamo un approccio “museale”, che può risultare abbastanza asettico. Le opere nel passato non erano state realizzate per finire in un museo, ma erano legate a una committenza che aveva l’intenzione di posizionarle in un determinato luogo. Capire questo significa cogliere il messaggio dell’opera. Ad esempio, il cenotafio di Ilaria del Carretto è una scultura di grandissimo valore e realismo, voluta dal marito per celebrare la prematura morte della moglie: è significativa la sua comprensione a partire dalle motivazioni della realizzazione e del suo collocamento. L’arte parla con un linguaggio di assoluto interesse, però deve essere accompagnata perché si capisca ciò che quell’opera ci vuole trasmettere. Sicuramente farlo nel suo reale contesto aiuta molto, rispetto a una spiegazione in un ambito più distante, come un museo.

__________________________________________________________________________

Desideri trasformare il tuo Comune
in una destinazione turistica?

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER Mete non Comuni”.

Interviste, approfondimenti, strumenti, esempi virtuosi, opportunità.


RIMANI SEMPRE AGGIORNATO CON MAGGIOLI CULTURA > CLICCA QUI

__________________________________________________________________________

Lucca è una tappa della Via Francigena. Quali sono i messaggi più importanti che la città può trasmettere ai pellegrini moderni?

Lucca ha vissuto in simbiosi con la Via Francigena e con altri percorsi di pellegrinaggio che l’hanno attraversata, essendo contemporaneamente sia tappa che meta. Per cui è un crocevia di cammini di ieri e di oggi. Naturalmente la struttura della città è legata anche a questo, sia urbanisticamente che con le sue emergenze visibili o non più visibili. Lucca è una città legata al pellegrinaggio in maniera “vocazionale”. Se il pellegrino di oggi è alla ricerca di qualche messaggio, la nostra città è in grado di darlo. Il labirinto di Lucca, ad esempio, non è ideato, come quello di Cnosso, per rendere difficile la strada di uscita, ma per incoraggiare ad arrivare alla meta: non ci sono vie sbagliate o cieche; bisogna solo avere la costanza di procedere, per giungere alla meta. È questo il suo messaggio. Il labirinto di Lucca è quindi un’opera d’arte ispirata all’antichità, ma profondamente rivisitata secondo la cultura cristiana del cammino. Ci insegna che: “Anche se il percorso è tortuoso, ma non ti scoraggi, non ti stanchi e non torni indietro, sta’ sicuro che arriverai in fondo”. È un messaggio di speranza, di fiducia nella vita, di visione dell’esistenza e della storia molto positivo. È questo il messaggio che la città di Lucca vuole trasmettere al pellegrino di oggi. L’arte esiste proprio per darci una lettura della vita non superficiale, non scontata né banale, ma ispirata a una visione, e in questo caso una visione cristiana. Il pellegrino di oggi si mette in cammino non per motivi devozionali; ma c’è comunque una ricerca che lo anima, altrimenti non sceglierebbe di affrontare un’esperienza faticosa, costosa, scomoda… in assoluta controtendenza con la prospettiva materialistica del mondo d’oggi. L’arte può aiutare a decifrare la propria umanità e a coglierne quegli appelli di senso, di significato che magari nella cultura contemporanea non siamo così allenati a riconoscere.

Cattedrale di San Martino Lucca – Monumento funebre di Ilaria del Carretto situato all’interno della sacrestia

Lucca è anche famosa per le sue mura, un luogo che rappresenta sia una barriera che un punto di vista privilegiato sulla città. In che modo possiamo interpretare simbolicamente le mura di Lucca?

Non sono mura qualsiasi. Come racconto spesso, Lucca assomiglia al “Villaggio di Asterix”: era, infatti, un piccolo stato ricco e appetibile, circondato da un vicino molto aggressivo e potente, ossia il ducato di Toscana. Decise quindi di salvaguardare la propria libertà attraverso un investimento importantissimo e nell’unico modo possibile, non potendo competere dal punto di vista della forza militare: la costruzione di una cinta muraria all’avanguardia per l’epoca. In realtà questo sistema difensivo non sarà mai messo alla prova, ma le mura rimangono il simbolo della difesa della libertà lucchese, che sopravviverà fino al 1847. Le mura sono quindi un modo “non violento” per difendersi come piccolo stato.

Molti pellegrini percorrono il Cammino di San Jacopo per arrivare a Lucca. Che valore ha il cammino fisico e spirituale in un’epoca in cui la tecnologia e la velocità sembrano dominare le nostre vite?

Leggendo la diaristica dei pellegrini si nota una differenza sostanziale. Quelli di ieri erano “diari dell’oggetto”: il pellegrino raccontava quello che aveva visto: usi e costumi, reliquie, celebrazioni, chiese… Oggi i diari raccontano l’esperienza del soggetto. Oggi si sceglie di affrontare un pellegrinaggio perché si desidera cambiare. A volte la volontà di cambiamento è esplicita: riguarda il complesso della vita o un aspetto particolare; a volte è piuttosto implicita. Però, alla fine, la frase che spesso si legge in questi diari è: “Sono stato a Santiago e mi ha cambiato la vita”. Vuol dire che nel pellegrinaggio il viandante di oggi cerca delle esperienze che aprano orizzonti nuovi per riprogettare, inconsciamente o consapevolmente, uno o più aspetti della propria esistenza. Molti lo fanno dopo un lutto, oppure per una decisione importante da dover prendere. Questo è un elemento molto interessante. I cammini, però, rendono possibile tutto ciò se vissuti in un certo modo. Il pellegrinaggio oggi consente all’uomo contemporaneo di fare esperienza di cose che altrimenti non vivrebbe mai, a partire dalla lentezza del camminare e della percezione di quanto si incontra lungo il percorso, che sia un paesaggio, una chiesa, delle opere d’arte. L’opera d’arte, d’altro canto, ha una particolare funzione nel pellegrinaggio e diventa veramente illuminante: è un canale che veicola simboli, significati, suggestioni, emozioni… Sicuramente il pellegrinaggio oggi è molto interessante per riscoprire una percezione differente del territorio e delle città. Ogni cammino ha un suo messaggio: alcuni sono molto antichi, come la Via Francigena o la Via Lauretana, altri sono stati creati di recente. Ma tutti, a differenza dei sentieri escursionistici, hanno una meta ben precisa e qualificante, con un apparato di contenuti, simbologie e richiami. Questo porta con sé una dinamica mentale, psicologica e spirituale che caratterizza moltissimo il pellegrinaggio rispetto ad altre forme di spostamento.

Nel suo insieme cosa offre al visitatore il circuito museale e archeologico della Cattedrale di Lucca e della Basilica di San Frediano?

Lucca è una città molto compatta nelle sue dimensioni e questo consente al visitatore e al pellegrino di incontrare molte emergenze culturali e architettoniche a distanza ravvicinata. È un aspetto già di per sé interessante e stimolante, perché vuol dire che si può fare in poco spazio un’esperienza molto differenziata, dalle chiese alle torri, ai palazzi storici, alle aree archeologiche. Invita a vivere la città nel suo complesso ed è quanto stiamo tentando di fare con il circuito museale e archeologico della Cattedrale di Lucca e della Basilica di San Frediano. Lucca va vista nel suo complesso, nella sua varietà storica, artistica e spirituale.

Intervista a cura di Sara Stangoni


RIMANI SEMPRE AGGIORNATO ISCRIVENDOTI ALLA NOSTRA NEWSLETTER.

ISCRIVITI > CLICCA QUI




Rimani sempre aggiornato iscrivendoti alla

nostra newsletter

 

Ricevi tutte le novità di maggiolicultura.it attraverso la nostra newsletter.