Destinazione turistica: il ruolo dei trasporti nella scelta di una meta

Pubblicato in Attualità, News

13 Mag 25 Destinazione turistica: il ruolo dei trasporti nella scelta di una meta

Quando pensiamo ad una destinazione da scegliere per investire il nostro scarso tempo libero, di solito ci concentriamo su quanto sia bella, interessante, con un occhio anche a quanto è economica o quanto sia instagrammabile. Teniamo in scarsa considerazione un dettaglio fondamentale: come ci arriviamo? Ecco, questo “come” è spesso la chiave per capire perché certe destinazioni si sviluppano a doppia cifra mentre altre arrancano.

Il fatto è che una località turistica, per quanto affascinante, non esiste davvero sulla mappa mentale del viaggiatore se non è facilmente raggiungibile. Devo arrivarci in tempi ragionevoli, senza dover cambiare dieci mezzi, senza impazzire con orari assurdi e perdere quindi il sonno e la pazienza. In poche parole, il trasporto condiziona il turismo, sia nel bene che nel male.

Pensiamo all’alta velocità in Italia. Da quando i treni superveloci fermano a Reggio Emilia (Stazione AV mediopadana), per esempio, quella città ha iniziato ad accogliere più turisti di prima, pur non essendo una capitale culturale famosa. Perché? Perché ci si arriva in 50 minuti da Milano e 2,5 ore da Roma, si scende, un breve trasferimento e si ha tutto il tempo per visitarla. Stessa cosa vale per Parma, che si è ritrovata proiettata in un circuito turistico più ampio solo perché i tempi di viaggio sono diventati più umani.

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Al contrario, ci sono borghi e paesi meravigliosi — nel Molise, in Basilicata, nella Sardegna interna — che sembrano fatti apposta per il turismo lento, autentico, culturale. Ma… non ci si arriva. O meglio, ci si arriva solo in auto, dopo ore di curve, cambi di treno, bus fantasma e magari anche una buona dose di fortuna. E questo, inevitabilmente, limita il numero di persone disposte a provarci.

Ma non è solo questione di giungere a destinazione. Il vero problema è anche dopo! Perché in moltissime destinazioni delle famose “aree interne”, una volta che ci sei, ti accorgi che senza auto non vai da nessuna parte. I mezzi pubblici o sono pochi perché pensati per i residenti, o sono mal organizzati perché non si combinano tra loro, o semplicemente non ci sono. Il turista che non ha o non vuole usare l’automobile si ritrova bloccato nel centro storico, oppure obbligato a prenotare tour privati, taxi eccessivamente costosi o fare chilometri a piedi. Questo non solo scoraggia le famiglie, gli anziani o chi ha difficoltà motorie, ma rende anche più difficile un vero turismo sostenibile. Perché poi, i pochi che arrivano, noleggiano un mezzo.

C’è poi un altro aspetto, forse ancora poco esplorato: i target di turisti cambiano in base a come ci si arriva. Le destinazioni facilmente raggiungibili, specialmente da grandi città o scali aeroportuali, tendono ad attirare turisti che restano poco. Non perché quei luoghi non meritino di più, ma perché i collegamenti rapidi favoriscono le escursioni giornaliere. Prendiamo ad esempio Verona o Pisa, entrambe collegate benissimo con treni ad alta velocità e voli low-cost. Tantissimi visitatori arrivano la mattina, girano il centro in poche ore, scattano un paio di foto all’Arena o alla Torre pendente, e poi vanno altrove. Niente pernottamento, pochissimo tempo per un ristorante o per conoscere qualche angolo segreto della città.

Al contrario, dove si arriva con un po’ più di calma — magari con un treno regionale, una navetta pensata per gli orari dei treni stessi, la possibilità di noleggiare una bici elettrica — spesso si crea un rapporto diverso. Le persone si fermano, scoprono, parlano con chi vive lì. E magari ci tornano e ne parlano bene con i propri “follower” che siano fisici o virtuali. Ma questo accade solo dove i trasporti funzionano non solo in ingresso, ma anche dentro il territorio. In Trentino, ad esempio, molte valli offrono ai turisti una card ( https://www.visittrentino.info/it/articoli/guest-card/trasporti ) per usare illimitatamente treni e autobus locali a tutti quelli che pernottano. Semplice, intelligente, efficace. E guarda caso, è una delle regioni con i tassi di fidelizzazione più alti in Italia.

Il problema è nella pianificazione di turismo e trasporti che avviene in tavoli separati. Chi organizza le strategie turistiche raramente ha voce in capitolo quando si parla di infrastrutture. E viceversa, chi progetta strade, stazioni e aeroporti spesso non si chiede come possano impattare per l’accoglienza turistica. Succede così che si finanzino aeroporti troppo vicini tra loro — vedi i casi di Forlì e Rimini, o Cuneo e Torino — mentre intere aree restano scollegate ed invisibili.

Non si può più separare la destinazione dalla strada che ci porta lì. Il turista non è un esploratore dei secoli passati ma è qualcuno che ha tempo limitato, budget limitato e una soglia di frustrazione sempre più bassa.

Una meta turistica senza buoni trasporti è come un ristorante stellato in cima a una scalinata senza corrimano: magari vale davvero la pena, magari ha il panorama perfetto e un’accoglienza calorosa… ma quelli che se lo possono permettere raramente sono disposti a farsi il percorso a ostacoli per arrivarci più di una volta.

Arrivare non deve essere un’impresa, ma già parte dell’esperienza.

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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini

Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.

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