Comunicazione gentile: il valore dell’ascolto nei piccoli territori

Pubblicato in Attualità, News

16 Giu 25 Comunicazione gentile: il valore dell’ascolto nei piccoli territori

Quando si parla di comunicazione, si pensa subito a cosa dire, come dirlo, quali strumenti usare. Parliamo di post, campagne, comunicati stampa, video, foto, newsletter. Ma ci dimentichiamo spesso una cosa fondamentale: comunicare, prima di tutto, significa ascoltare.

E nei piccoli comuni, questa regola vale doppio.

L’ascolto è la prima forma di rispetto e la base per una comunicazione davvero sostenibile. Una comunicazione che non si impone, ma si costruisce insieme. Una comunicazione che non grida, ma dialoga.

E che mette al centro le persone, le loro storie, i loro bisogni.

Chi ascolta, comunica meglio

Un territorio raccontato senza ascolto rischia di essere solo una vetrina. Bello, ma vuoto. Per questo credo che ogni strategia di comunicazione dovrebbe partire da una semplice domanda: cosa ha da dire la comunità? Cosa desidera raccontare di sé?

Spesso chi abita un luogo ha già in mano le parole giuste, le immagini più autentiche, le storie che toccano davvero. Bisogna solo dare loro spazio, voce, fiducia.

Un esempio interessante viene dal Comune di Sambuca di Sicilia, che ha coinvolto gli abitanti nel racconto dei quartieri meno conosciuti, creando una mappa partecipata costruita grazie ai ricordi e alle indicazioni dei residenti.

Un progetto semplice, ma potente: ha fatto emergere un patrimonio narrativo condiviso e ha reso la comunità protagonista.

L’ascolto rafforza l’identità

Ogni comune, anche il più piccolo, è fatto di relazioni. Ascoltare significa riconoscere queste relazioni, valorizzarle e farle diventare parte integrante della narrazione del territorio.

Chi meglio di un’insegnante, di un volontario, di un commerciante o di un giovane può raccontare cosa significa vivere ogni giorno quel luogo? Le storie locali, quelle vere, creano un legame profondo con chi ascolta da fuori. Perché trasmettono calore, appartenenza, realtà.

In Val di Zoldo, per esempio, è stato attivato un podcast realizzato con le voci degli abitanti, dove ogni episodio racconta una storia di montagna, lavoro o migrazione. Uno strumento semplice, che ha fatto sentire la comunità ascoltata e rappresentata.

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Coinvolgere la comunità, davvero

Una comunicazione sostenibile nei piccoli territori non può prescindere dalla partecipazione attiva della comunità. Ma attenzione: coinvolgere non significa solo chiedere di condividere un post!

Significa creare occasioni per co-progettare contenuti, raccogliere idee, confrontarsi.

Alcuni esempi?

  • Incontri pubblici o laboratori per costruire insieme il nuovo sito del Comune.
  • Interviste ai cittadini per creare una rubrica social che racconta “volti e voci” del paese.
  • Un gruppo WhatsApp o una bacheca in biblioteca per raccogliere storie, ricordi, foto.

Un esempio concreto arriva dall’Ecomuseo del Botticino, in provincia di Brescia, dove la comunità locale è coinvolta attivamente nella valorizzazione del territorio attraverso iniziative di comunicazione partecipata. Tra le attività promosse ci sono mappe illustrate create con i bambini delle scuole, corsi di formazione per volontari, raccolte fotografiche e strumenti narrativi che permettono di raccontare il territorio con le voci di chi lo vive ogni giorno. Un approccio che dimostra come, anche in assenza di grandi risorse, è possibile costruire progetti di comunicazione autentici, sostenibili e capaci di rafforzare il legame tra luogo e comunità.

Pochi strumenti, grande impatto

Non servono piattaforme complicate o budget elevati. Bastano empatia, costanza e piccoli gesti. Un’amministrazione che ascolta e comunica con gentilezza può fare molto, anche con poco.

Può partire da un messaggio condiviso su una bacheca di paese (o, in alternativa, utilizzare uno dei canali digitali a disposizione – come le community di Whatsapp), da una diretta Facebook con la scuola o da un invito lasciato nella cassetta della posta per un incontro pubblico.

Alcuni strumenti utili per stimolare l’ascolto e la partecipazione:

  • Moduli Google per raccogliere idee e proposte.
  • Lavagne pubbliche fisiche o digitali (come Padlet).
  • Raccolte di foto e memorie con WeTransfer, Dropbox o Drive condivisi.
  • Piattaforme come Spontaneous City o KomunIKONS, che aiutano nella facilitazione creativa e visiva di idee territoriali.

Perché dovresti fare tutto ciò? Perché quando le persone si sentono ascoltate, si attivano. E questo è il primo passo per creare una rete di collaborazione, partecipazione e affetto per il proprio territorio. In un tempo in cui la fiducia verso le istituzioni è spesso fragile, l’ascolto è la chiave per ricostruire quel legame. E la comunicazione gentile è un modo concreto per dimostrare presenza, attenzione e rispetto.

Molti comuni hanno già sperimentato con successo strumenti come i “caffè con l’amministrazione” o i “pomeriggi in piazza”, momenti informali in cui il sindaco o gli assessori ascoltano direttamente idee, critiche, sogni dei cittadini.

Momenti preziosi, che trasformano la comunicazione da atto unidirezionale a relazione reciproca.

Ascoltare è il primo passo per costruire una narrazione corale, partecipata, sostenibile. La vera comunicazione parte da qui: perché prima di parlare (bene), bisogna ascoltare (meglio).

E forse la comunicazione più efficace è proprio quella che nasce da una domanda posta al momento giusto, con la volontà sincera di mettersi in ascolto.

Per approfondire il tema puoi seguire il corso online “Social Media Marketing e Valorizzazione del Territorio” che si terrà il 17 ottobre 2025 > https://www.maggiolieditore.it/social-media-marketing-e-valorizzazione-del-territorio.html

Articolo a cura di Giorgia Deiuri


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