15 Lug 25 Destinazione turistica: interoperabilità dei dati. Non solo numeri, ma strumenti vivi
Il livello locale, in ambito turistico, piccolo o grande che sia, è il mattone base su cui costruire l’intera infrastruttura informativa turistica regionale e nazionale. Anche a questo livello c’è una quantità crescente di dati: punti di interesse, esperienze, itinerari, eventi, articoli di approfondimento sui temi storico-artistici, enogastronomici e folkloristici. Troppo spesso questi dati restano chiusi nei cassetti degli uffici o, peggio ancora, viaggiano su canali separati, faticando a dialogare con le piattaforme regionali e nazionali che avrebbero il compito di armonizzarli, analizzarli e trasformarli in valore strategico.
L’interoperabilità, in questo contesto, non è un concetto tecnico da addetti ai lavori. È una vera e propria condizione abilitante per far sì che i dati raccolti a livello locale possano contribuire concretamente a disegnare politiche pubbliche più efficaci, coordinate ed intelligenti ottimizzando risorse economiche tanto preziose quanto scarse. Quando si parla di interoperabilità dei dati turistici, infatti, si intende la capacità dei sistemi informativi dei diversi livelli istituzionali – comunale, di DMO, regionale, nazionale – di dialogare tra loro attraverso linguaggi comuni, regole condivise e infrastrutture tecnologiche affidabili.
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Un esempio concreto e innovativo
In Toscana, il progetto MAKE Visit Tuscany rappresenta un esempio concreto e innovativo di questa visione. Lanciato da Fondazione Sistema Toscana e Regione Toscana, MAKE è una piattaforma collaborativa che permette a Comuni, uffici IAT, operatori turistici e persino blogger di caricare, condividere e integrare contenuti turistici in modo strutturato e interoperabile con il portale ufficiale VisitTuscany.com.
Attraverso widget ed API, ogni Comune può incorporare nel proprio sito flussi di dati aggiornati su eventi, offerte, punti di interesse, integrandoli con semplicità e senza duplicare gli sforzi – e lo può fare in lettura e in scrittura, richiedendo le credenziali previste dalla policy d’uso della piattaforma.
Ciò che rende MAKE così efficace non è solo la qualità dei dati – che già sarebbero un valore – ma la capacità di rendere quei dati interattivi e utilizzabili da più soggetti con un approccio collaborativo. I widget consentono di mostrare, ad esempio, una vetrina di offerte locali direttamente nel sito del Comune; le API permettono di dialogare con i sistemi regionali calibrando i filtri su territorio, lingue, categorie o stagionalità. Contestualmente, Make IAT, lo strumento attivo negli uffici di informazione turistica, consente agli operatori di costruire itinerari su misura, profilare i visitatori e monitorare le richieste in tempo reale.
Questo modello operativo ha già prodotto risultati tangibili. Nei primi mesi del 2025, sulla piattaforma MAKE erano attivi oltre 600 enti e associazioni del territorio, con quasi 3.000 operatori economici coinvolti. Gli uffici IAT hanno registrato oltre 43.000 profilazioni turistiche, un raddoppio della capacità di tracciare flussi reali e offrire risposte puntuali.
In termini di performance digitali, VisitTuscany.com ha visto un aumento delle parole chiave posizionate (+31 %) e delle visualizzazioni (+10 %) nel primo trimestre 2025. Ciò significa maggiore visibilità per la Toscana, ma anche per ogni Comune che partecipa in rete.
Per il Comune, aderire a MAKE significa entrare in una rete di interoperabilità dove i dati non sono solo numeri, ma strumenti vivi: aggiornabili, agibili e strategici. Significa poter contare su infrastrutture digitali regionali senza doverle sviluppare da zero. Significa, soprattutto, contribuire con i propri contenuti alla formazione di un patrimonio informativo comune, utile sia all’ente sia agli operatori, ai cittadini e ai turisti.
La vera sfida, dunque, non è inseguire semplicemente una innovazione tecnologica, ma riconoscerne il valore strategico di questi strumenti. Certo, il Comune deve investire in formazione del personale per garantirsi un aggiornamento continuo dei contenuti e soprattutto che gli stessi siano di qualità (in particolare riguardo le descrizioni in lingue straniere, la categorizzazione, le immagini). Bisogna adottare una cultura collaborativa anziché autoreferenziale, quindi la formazione non può essere solo tecnica ma deve anche comprendere queste soft skills.
D’altro lato il Comune, grazie alla disponibilità di dati aperti e standardizzati che raccoglie dagli altri Comuni ed altri Enti, può favorire lo sviluppo di servizi digitali innovativi da parte di imprese locali, start-up, associazioni, rafforzando l’ecosistema territoriale.
Interoperabilità, dunque, non è uno slogan elettorale ma una visione di sistema in cui ogni Comune conta, e contribuisce, e in cui la capacità di mettere in rete informazioni diventa la base per costruire decisioni più giuste, più tempestive e, in definitiva, più utili per chi vive e lavora nei nostri territori.
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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini
Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.