Destinazioni turistiche in Italia: perché non sono al passo con le altre destinazioni europee

Pubblicato in Attualità, News

10 Dic 23 Destinazioni turistiche in Italia: perché non sono al passo con le altre destinazioni europee

A partire dal 1500, in conseguenza alla “scoperta” delle Americhe, molte cose cambiarono in Europa ma soprattutto moltissimo cambiò in Italia. Non mi riferisco, ovviamente, alle coltivazioni di pomodori, patate e peperoni, ma all’economia stessa e, di conseguenza, alla vita quotidiana delle persone. In quel periodo, infatti, lo sviluppo delle nuove rotte commerciali resero periferico il “Mare Nostrum” rispetto alle rotte verso le Americhe e le Indie ed insieme a loro scemò l’importanza strategica dei piccoli regni sul territorio italiano a favore delle grandi potenze europee che hanno saputo sviluppare i commerci su queste nuove direttrici.

Mi trovo oggi ad evidenziare un certo parallelismo con quel periodo storico per l’Italia: nuovi mercati turistici internazionali, sia in incoming che in outgoing, stanno rendendo periferico il nostro posizionamento strategico in qualità di attrattore di flussi. Allo stesso tempo l’economia nazionale poco florida riduce la possibilità di investire in turismo (anche solo per fare semplicemente delle vacanze all’estero) da parte dei nostri concittadini.

Stiamo diventando periferici, proprio come successe tra il ‘500 ed il ‘700.

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I dati Istat ed Eurostat delle destinazioni turistiche

Dai dati Istat per l’Italia ed Eurostat per gli altri Paesi europei, riferiti da Banca d’Italia nel suo report annuale, si sta ampliando il numero degli italiani che viaggiano fuori dall’Europa ma al contempo sta rallentando la percentuale di PIL che è realizzata dal settore grazie agli intermediari (per i viaggi outgoing) e l’accoglienza (per l’incoming). Quello che è maggiormente preoccupante è il dato della European Travel Commission che recita (traduco dall’inglese): “Anche gli europei stanno viaggiando verso una gamma più ampia di destinazioni rispetto al periodo precedente alla pandemia per ridurre i costi. Turchia, Montenegro, Albania e Croazia sono i migliori performer per pernottamenti rispetto ai livelli pre-pandemici. Una combinazione di campagne molto efficaci promosse dagli enti turistici (in particolare il Montenegro) insieme all’espansione delle rotte dei vettori a basso costo ha portato all’istituzione di nuovi mercati di viaggio nel Mediterraneo nel corso della pandemia. Dopo essersi affermate come concorrenti delle destinazioni mediterranee “più tradizionali” dell’Europa occidentale, con prezzi generalmente molto più bassi, sembra che l’emergere del turismo dell’Europa orientale sia destinato a durare nel tempo.”

In base a queste indicazioni, supportate da eloquenti grafici raggiungibili a questo link, possiamo desumere che lo spostamento del baricentro delle destinazioni di vacanza sia un processo non solo legato a fattori contingenti ma strutturali. Da un lato si evidenzia la carenza di rinnovamento dell’Italia rispetto alle campagne promozionali dei vari Paesi: quando noi puntiamo sulla cultura gli altri vanno oltre puntando sulle esperienze, sulla qualità delle infrastrutture e sulla preparazione del personale.

Ma non è solo questo: stanno cambiando totalmente le abitudini di acquisto dei consumatori a livello europeo in particolare, sempre dalla stessa ricerca, emerge (traduco dall’inglese): “Prenotare in anticipo spesso garantisce prezzi più bassi e consente di risparmiare e organizzare le finanze domestiche in modo da rendere la vacanza fattibile. Ancora una volta, l’impegno a prenotare in anticipo evidenzia cambiamenti comportamentali, con le persone disposte a rinunciare alla flessibilità di prenotare in una data successiva per ottenere risparmi di prezzo derivanti dalla prenotazione anticipata.” cui si aggiunge quanto segue: “sta cambiando anche il modo in cui le persone trascorrono le vacanze. La disponibilità a spendere è particolarmente evidente nelle fasce di età più giovani. Sembra che l’ambiente economico sfavorevole, unito all’assenza di opportunità di viaggio durante il picco della pandemia, abbia portato molti giovani a dare priorità ai viaggi rispetto ad altri acquisti e in alcuni casi anche rispetto al risparmio. In un altro cambiamento di comportamento, sempre più agenzie di viaggio stanno registrando la crescente tendenza alle vacanze multigenerazionali, in cui i nonni, che solitamente sono più abbienti, potrebbero coprire una parte più consistente dei costi del viaggio”.

In breve, post Covid la proposta turistica italiana è più cara ma questo incremento di prezzi non è collegato all’aumento di qualità del servizio offerto, i competitor del Mediterraneo offrono rapide connessioni e qualità percepita più alta del prezzo pagato ed a questo processo conseguono generose recensioni che rendono esponenziali i risultati delle loro campagne promozionali.

I nostri clienti prenotano con largo anticipo, questo significa capacità di programmazione non solo per i privati ma soprattutto per gli enti pubblici (pensiamo agli eventi ricorrenti dei quali si conoscono date e contenuti troppo tardi per farne un’attrazione). Noi italiani siamo divisi tra giovani con bassa capacità di spesa ma tutta concentrata in esperienze e terza età con buona capacità di spesa (grazie a pensioni ancora calcolate col metodo retributivo) che porta in vacanza i figli e nipoti che altrimenti non potrebbero permetterselo.  Siamo un Paese “vintage”?

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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini

Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.

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