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14 Set 25 INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: Paolo De Matteis Larivera, Presidente Fondazione MACTE
Credito fotografico: ph. Michele Stanzione.
Il MACTE è un’istituzione di prestigio del Molise, gestito dall’omonima Fondazione MACTE. Come nasce questo spazio di arte contemporanea?
Il MACTE è stato inaugurato recentemente, nel 2019, e nasce con un obiettivo prima di tutto conservativo: per effetto del Premio Termoli, infatti, il Comune di Termoli ha collezionato nel corso degli anni una vasta collezione di circa 500 opere d’arte che non avevano una casa, un luogo in cui essere opportunamente custodite e valorizzate. Ma il MACTE ha da subito dimostrato una vocazione più ampia, quale centro di produzione culturale chiaramente collegato all’arte contemporanea. Per cui, ancor prima che il museo fosse inaugurato, ha assunto questa missione, già chiaramente definita negli obiettivi strategici del museo facendo leva sulla nostra storia e sulla collezione, per sviluppare un percorso e un progetto dinamico di produzione di mostre contemporanee e di altre attività collaterali. Pertanto, il Comune di Termoli ha costituito insieme a un soggetto privato, da me rappresentato, una Fondazione senza scopo di lucro che avesse proprio questi obiettivi e un modello di governance orientato totalmente al privato. È stata un’operazione veloce e molto determinata: il Comune stesso, in poco più di un anno, ha ristrutturato un immobile in una zona semiperiferica della città, adibito in passato a mercato rionale, e ha realizzato il MACTE: Museo d’Arte Contemporanea di Termoli.
Come è strutturata la collezione del MACTE?
Nella collezione permanente sono espressi più linguaggi contemporanei, dalla pittura alla scultura alla videoarte, oltre a opere immateriali come performance. La collezione, quindi, ripercorre la storia dell’arte contemporanea dal 1955 a oggi, senza soluzione di continuità, attraverso il Premio Termoli. Rappresenta un caso unico in Italia per la documentazione di tutto quell’ambito di ricerca che va dal post-informale all’astrattismo, alla nuova figurazione, all’arte cinetica e programmata. Attualmente la collezione comprende oltre 470 opere realizzate con pluralità di tecniche e materiali. Tra gli artisti in collezione abbiamo: Carla Accardi, Mirella Bentivoglio, Dadamaino, Tano Festa, Achille Perilli, Gastone Novelli, Mario Schifano, Giulio Turcato e Giuseppe Uncini.
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La Fondazione MACTE svolge, quindi, un ruolo centrale: di cosa si occupa in particolare?
La Fondazione si impegna a favorire la riscoperta, la valorizzazione, la ricerca e l’ampliamento della collezione. Può muovere le proprie azioni guardando a orizzonti anche più ampi su quanto attiene l’arte contemporanea nel campo della cultura, dell’istruzione e dell’educazione, promuovendo la crescita responsabile e sostenibile dei territori nei quali opera. La Fondazione si occupa, inoltre, di organizzare mostre d’arte e promuovere attività di cooperazione culturale e di studio con istituzioni nazionali ed internazionali.

Il calendario del MACTE prevede mostre ed eventi collaterali. Cosa è in programma per l’autunno 2025?
Fino al 20 settembre 2025 è in corso la 64esima edizione del Premio Termoli, a cura di Caterina Riva. Sono esposte dodici opere, articolate nelle sezioni Arti Visive e Architettura e Design. È certamente da sempre il momento più alto della programmazione del Museo. La mostra presenta il lavoro di artisti scelti senza limiti di età o prescrizioni sul tipo di opera in concorso e vuole innescare un dialogo attivo tra generazioni artistiche diverse e il pubblico.
Rispetto alle mostre temporanee, il Museo ne organizza almeno tre all’anno, sempre in dialogo con la collezione permanente, che siano esposizioni monografiche o collettive. Attualmente siamo in fase progettuale per il 2026. Alle mostre si aggiunge di volta in volta un programma di conferenze, di incontri e di laboratori didattici aperti sia alle scuole di ogni ordine grado che alle famiglie. È impressionante osservare come i bambini, molto più di un adulto, riescano a guardare e ad ambientarsi in quei contesti senza nessun pregiudizio, con una naturalezza che mi piacerebbe vedere in tanti altri sguardi più maturi. Nel nostro Paese c’è ancora un ancoraggio all’arte figurativa classica, probabilmente “molto ingombrante”. Il nostro patrimonio culturale è la nostra forza, certamente, ma molto spesso è anche la nostra resistenza ad aprirci a nuovi linguaggi e nuovi campi estetici. La missione del MACTE è anche questa.

È notizia recente la candidatura di Termoli a Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2027. Il MACTE è il fulcro del progetto dal titolo “Traiettorie contemporanee”: quali sono la visione e le strategie alla base della candidatura?
La candidatura è sostenuta da Regione, Comuni e istituzioni pubbliche e private, tra cui la Fondazione MACTE, che è stato il veicolo naturale attraverso cui sviluppare questo tipo di progettualità proprio per la sua specializzazione. All’arte contemporanea, laboratorio culturale per antonomasia, la città di Termoli affida da sempre il compito di leggere il presente e farsi interprete del futuro, e la candidatura a Capitale Italiana segna l’impegno della sua comunità a condividere queste risposte con il resto del Paese. Potente ed evocativa è la metafora su cui poggia il dossier di candidatura, la cui stesura è stata affidata a un team di professionisti, guidato da Gianfranco De Gregorio, e coordinata da Silvano Straccini, già Direttore di Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024. Il titolo è “Traiettorie contemporanee”: è rappresentato, infatti, dai due assi immateriali che si incrociano sulla città determinandone la funzione di riferimento geografico (che serve a definire l’ora esatta d’Italia) e quella di crocevia culturale: il parallelo 42° Est–Ovest, che tesse un ponte tra i tratturi appenninici e il mare, e il meridiano 15° Nord–Sud, che unisce l’eredità dell’industria automobilistica alle periferie della città, proiettandosi verso l’economia circolare e i nuovi linguaggi digitali. Nella candidatura di Termoli l’arte contemporanea diventa lente di ingrandimento e specchio insieme, rivelando radici profonde e suggerendo percorsi inattesi, trasformando ogni spazio in materia viva di produzione culturale.
Il programma artistico candidato dalla città si articola dunque lungo questi due assi simbolici ma operativi, traiettorie immaginarie e contemporanee che diventano dispositivi critici per rileggere il territorio e il tempo, generando una geografia artistica sensibile, radicata e proiettata verso l’innovazione. Il programma intende coinvolgere non solo la città di Termoli ma anche le aree interne della regione Molise, sviluppando per tutto il 2027 un calendario di eventi di arte contemporanea, spaziando dalle arti visive alle performance, dalle istallazioni al digitale, dal cinema al teatro, dalla danza alla musica. Sono previsti anche scambi con Pordenone – Capitale Italiana della Cultura 2027, fino a spingersi in Albania e Croazia, con residenze transfrontaliere, rassegne audiovisive e itinerari euradriatici.
Presidente Larivera, può dare il suo consiglio su una peculiarità o un’opera che non deve sfuggire a chi visita il MACTE?
È di certo una domanda molto complessa, mi limiterei ad aspetti non materiali – come un’opera specifica –, ma piuttosto immateriali che caratterizzano il museo. Ossia l’energia e quel collante nella storia dell’arte che si respira in questo costante dialogo tra epoche diverse, sviluppate attraverso una rilettura e una selezione storica delle nostre opere in collezione. Rispetto a linguaggi estremamente più avanzati e contemporanei, molto spesso potrebbero apparire mondi lontani e già “storia”, se vogliamo, ma in realtà possono efficacemente restituire al visitatore proprio le energie raccontate in questa intervista. C’è un dialogo e un’interessantissima atmosfera che inviterei i nostri visitatori a percepire e respirare.
Intervista a cura di Sara Stangoni