INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: Veruska Picchiarelli, Direttrice Castello Bufalini di San Giustino

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08 Lug 23 INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: Veruska Picchiarelli, Direttrice Castello Bufalini di San Giustino

Storica dell’Arte, curatrice delle collezioni di arte medievale e della prima età moderna della Galleria Nazionale dell’Umbria, Veruska Picchiarelli ha conseguito la laurea in Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Siena, la specializzazione e il dottorato in Storia delle Arti Visive all’Università di Pisa, il diploma della Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica alla Scuola dell’Archivio di Stato di Perugia. È cultore della materia per l’insegnamento di Economia e gestione dei Beni Culturali e del Turismo al Dipartimento di Lettere-Lingue, Letterature e Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Perugia.

Da dicembre 2020 è direttrice di Castello Bufalini a San Giustino (Pg).

Castello Bufalini è un pregevole edificio della cittadina umbra di San Giustino. Direttrice, come si presenta oggi questo raro esempio di dimora storica signorile?

Il Castello nasce come fortilizio difensivo nel corso del 1300, di proprietà e di pertinenza di Città di Castello che ha eretto questo baluardo in un posto particolarmente sensibile, perché collocato nella parte di Stato della Chiesa a diretto confine con la Repubblica di Firenze. A partire dal 1441 questo confine diverrà ancora più esposto e a rischio per la nuova divisione dei territori dopo la battaglia di Anghiari, come la vicina San Sepolcro che passa appunto dallo Stato della Chiesa alla Repubblica di Firenze. Ad un passo da San Giustino inizia questa nuova entità politica e quindi la funzione del Castello diventa ancora più importante. Non a caso nel corso del 1400 è soggetto ad attacchi e distruzioni, e si ritrova ad essere in totale stato di degrado. Il Comune di Città di Castello non ha risorse né forse l’intenzione di investire nella sua ricostruzione. Viene così individuato nel 1487 un proboviro eminente che si fa carico dei lavori, ottenendo in cambio l’usufrutto del Castello. Si tratta di Niccolò Di Manno Bufalini che lo fa ricostruire e per cinque secoli rimane di proprietà di questa famiglia. Viene ricostruito come struttura militare, con qualche comodità in più, e questa situazione dura fino agli anni ’30 del 1500, quando Giulio Bufalini detto Il Magnifico e suo fratello  l’Abate Ventura Bufalini lo trasformano in una residenza signorile. Viene dotato di tutti gli spazi consoni alla sua nuova funzione nobiliare, come il grande portale, lo scalone, il cortile e i nuovi ambienti interni comodi e decorati splendidamente dal pittore Cristofano Gherardi, originario proprio di San Sepolcro.

Nel 1989 il Castello viene venduto allo Stato italiano e quindi restaurato e musealizzato. Al suo interno la famiglia Bufalini ha lasciato una ricchissima collezione di arredi, opere d’arte e antichità. È un esempio davvero raro di dimora storica che conserva ancora intatti tutti i suoi complementi d’arredo e non solo. All’interno è presente anche l’archivio della famiglia Bufalini, una testimonianza preziosissima per lo studio del Castello e della sua storia.

Il Giardino è un tipico esempio di giardino all’italiana, di particolare bellezza: cosa si può ammirare?

È opera della trasformazione del Castello da parte di Giulio e Ventura Bufalini, per renderlo ancora più accogliente. Non sappiamo con esattezza quale fosse la conformazione cinquecentesca del giardino, ma ne conosciamo l’esistenza già da quel periodo perché alla fine del 1500 lo descrive nei suoi versi la poetessa Francesca Turini Bufalini, sposa di Giulio Il Magnifico. Questo giardino in stile italiano, uno dei più significativi dell’Umbria, è una vera rarità. Si caratterizza per la suddivisione in sette spazi originali collegati da sentieri che consentono il passaggio dal giardino triangolare al labirinto con le sue alte siepi di bosso, dalle aiuole di rose ai lecci della “ragnaia”, dal voltabotte in viburno al giardino di fiori con la fontana ovale al centro e il nicchione con cornice a mosaico. Il parco è ricco anche di fontane.

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Quali eventi o progetti sono in programma per i prossimi mesi al Castello?

A Castello Bufalini le attività sono in continuo fermento. Tra gli eventi da segnalare c’è la mostra fotografica di Ennio Binelli “Afghanistan 1978”. Un viaggio per immagini che immortalano «la bellezza della normalità nella quotidianità di un popolo povero ma dignitoso», restituendo un ritratto poco noto del paese prima dell’invasione russa. L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con l’associazione Amici del Musei e Monumenti – Porta dell’Umbria di San Giustino, volontari preziosissimi grazie ai quali riusciamo ad ampliare gli orari di visita del Castello al pubblico.

Abbiamo poi due eventi a cui teniamo particolarmente: la collaborazione con il Festival delle Nazioni di Città di Castello, durante il quale, anche quest’anno, ospiteremo un concerto nel Castello, e il musical “A riveder le stelle” della Compagnia Teatrale Agape con giovanissimi e talentuosi attori e cantanti che si terrà il 3 settembre, con un’interpretazione frizzante e spettacolare della Divina Commedia.

Ha un obiettivo che le piacerebbe realizzare nel suo incarico di direzione?

Dall’obiettivo principale ne derivano tanti altri a cascata, ossia recuperare integralmente tutto quello che rappresenta Castello Bufalini e renderlo fruibile: l’architettura, le decorazioni, il giardino, le collezioni, gli arredi. Al momento, infatti, il percorso di visita interessa solo una parte del Castello. Abbiamo una serie di progetti e finanziamenti che ci permetteranno di ampliare il percorso, restaurando e adattando alla fruizione gli ambienti attualmente non visitabili e non aventi ottime condizioni. Secondo il Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali del Ministero della Cultura dovremmo ultimare questo importante intervento nel 2026. Negli ultimi due anni è cresciuta molto l’attenzione del pubblico e dei media per Castello Bufalini e speriamo di poter restituire un bene ancora più splendente e di grande interesse a livello nazionale.

Non mancherà un occhio anche al contemporaneo: oltre a rendere fruibile tutto il Castello, il progetto prevede anche un’immagine più nuova della struttura, affinchè si possa distinguere dalla percezione comune delle case-museo. Stiamo lavorando a delle incursioni con l’arte contemporanea che possano dare il senso di vitalità.

Direttrice Veruska Picchiarelli, può dare il suo consiglio su una peculiarità che non deve sfuggire a chi visita Castello Bufalini?

Consiglio di soffermare lo sguardo con particolare attenzione sugli affreschi di Gherardi nella Sala di Prometeo, uno dei cicli a mio avviso più belli della pittura del ‘500 e non solo. Ci sono dettagli sorprendenti e di qualità straordinaria come le figure dei putti all’interno di tondi dal fondo scuro o le molteplici varietà di frutta e di verdura che il Gherardi rappresenta nei festoni decorativi. Invito inoltre i visitatori ad andare a cercare queste varietà di frutti e piante nel giardino del Castello.

Altra cosa divertente che posso segnalare alle famiglie che vengono in visita con i propri bambini è andare “a caccia di bufali”, un gioco molto divertente. Il Castello, infatti, è disseminato di immagini e di elementi riconducibili all’emblema della famiglia Bufalini: dai bufali ricamati sulle livree dei camerieri esposte nella Sala di Prometeo, a quelli che coprono i buchi delle serrature, a quelli grandi e maestosi raffigurati nei dipinti, come nella Sala del Trono.

Intervista a cura di Sara Stangoni

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