LEOPARDI E LOTTO: STESSA INQUIETUDINE IN MOSTRA

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26 Gen 18 LEOPARDI E LOTTO: STESSA INQUIETUDINE IN MOSTRA

Accostare un pittore del Cinquecento come Lotto a Leopardi per il comun denominatore di Recanati suona un po’ un azzardo.

Poiché non teme gli azzardi, ci prova Vittorio Sgarbi con la mostra «Solo, senza fidel governo et molto inquieto de la mente. Lorenzo Lotto dialoga con Giacomo Leopardi» allestita al Museo Civico Villa Colloredo Mels, con una piccola sezione a Casa Leopardi, fino all’8 aprile.

Quale filo legherebbe il veneziano migrato nelle Marche Lotto (1480-1556/7) all’autore dello Zibaldone (1798-1837)? Psicologico: l’inquietudine e la malinconia.

Sgarbi ricorda che il pittore girovagò per un’Italia ai margini e che nei suoi ultimi anni nella Santa Casa di Loreto viene descritto «solo, senza fidel governo et molto inquieto de la mente». E Leopardi «fu vittima di quel micidiale connubio fra ragione e religione al quale egli si ribellerà ma dal quale sarà anche segnato per sempre».

A Villa Colloredo Mels sono conservati quattro capolavori di Lotto: il «Polittico di San Domenico» (1508), la «Trasfigurazione» (1512), il «San Giacomo Maggiore» (1516) e l’«Annunciazione» (1532).

A Casa Leopardi è esposta una piccola «Trasfigurazione» che vuole collegarsi a quella presente nel museo.



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