Reggio Calabria: al museo archeologico si ammirano i Bronzi di Riace, ma non solo

Pubblicato in Attualità, News

30 Ott 23 Reggio Calabria: al museo archeologico si ammirano i Bronzi di Riace, ma non solo

Per chi visita Reggio Calabria è una tappa imprescindibile. Palazzo Piacentini si affaccia sulla Piazza De Nava, nel centro storico della città, ed è uno dei rari esempi di edificio progettato e realizzato per accogliere collezioni museali. Stiamo parlando del Museo Archeologico Nazionale, il MArRC. Per tutti è la casa dei Bronzi di Riace, capolavori della statuaria bronzea del V secolo a.C., ma quando si entra nelle sue sale si scopre quanto c’è da ancora di più da ammirare.

Infatti è uno dei Musei archeologici più rappresentativi del periodo della Magna Grecia e della Calabria antica. Accoglie una ricca collezione di reperti provenienti da tutto il territorio calabrese, dalla Preistoria alla tarda Età Romana. Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria è stato oggetto di un significativo intervento di recupero (c.a. 11.000 mq) che è consistito nella riqualificazione architettonica dell’edificio storico e nella realizzazione di una struttura ampliata ed organizzata sia sotto l’aspetto del percorso museale che dell’allestimento. Il completamento della nuova struttura offre al pubblico un Museo moderno, progettato in base a standard qualitativi internazionali, sia in termini di allestimenti che per la multimedialità, interattività ed aree espositive.

L’elemento principale dell’allestimento attuale è il nuovo cortile interno, coperto da un soffitto in vetro trasparente. Questo consente di avere un atrio, ora denominato Piazza Paolo Orsi, inondato di luce naturale.

GUARDA IL VIDEO PROMO DEL MUSEO >

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Il percorso del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria

Il nuovo allestimento permanente del MArRC conta 220 vetrine e si sviluppa su quattro livelli, che raccontano la storia del popolamento umano in Calabria dalla preistoria alla romanizzazione. Il percorso ha inizio dal secondo piano, con una sezione dedicata alla Preistoria e Protostoria e si sviluppa fino al piano terra attraverso l’esposizione delle grandi architetture templari dei territori di Locri, Kaulonia e Punta Alice, garantendo una continuità temporale, spaziale e logica con l’esposizione dei materiali.

Le didascalie, i pannelli con i testi esplicativi e supporti dedicati contribuiscono a “narrare” al visitatore la Storia della Calabria. Al piano seminterrato la dotazione delle Sale espositive è integrata da tre spazi destinati alle Mostre temporanee.

Attualmente è in fase di avvio un importante progetto di digitalizzazione dei beni culturali del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, che sarà condotto dal Consorzio Maggioli. Il progetto prevede interventi anche in altri tre musei archeologici della Calabria, precisamente a Gioia Tauro, Vibo Valentia e Lamezia Terme. Saranno prodotti 12.000 oggetti digitali, tra cui immagini dotate di metadati su opere e reperti, molti dei quali non ancora esposti al pubblico.

Website del Museo > www.museoarcheologicoreggiocalabria.it

La sala dei Bronzi di Riace

I protagonisti del Museo, indubbiamente, sono loro: i celebri Bronzi di Riace, in bella mostra al piano terreno del Palazzo, che in assoluto sono i capolavori del MArRC più conosciuti al mondo insieme con il Kouros in marmo pario, alla testa del cosiddetto ‘Filosofo’ e quella di Basilea.

Scoperte nell’agosto del 1972da Stefano Mariottini nei fondali di Riace(RC), le due magnifiche statue in bronzo furono prontamente recuperate e trasportate al Museo nazionale di Reggio Cala­bria, dove furono sottoposte ad un primo intervento di restau­ro che permise la rimozione degli strati superficiali di sabbia concrezionata. Sono seguiti poi nuovi restauri a Firenze e an­cora a Reggio. Numerose sono le ipotesi inerenti la loro identificazione: non è ancora stato stabilito con assoluta certezza se la coppia di statue costituisse, fin dalle origini, un gruppo unico oppure se il loro accostamento fosse stato realizzato solo in occasione del trasporto via mare. Anche l’identificazione è piuttosto incerta e dibattuta: atletieroi (come Agamennone e Aiace, Achille e Patroclo, Tideo e Anfiarao) o divinità (Castore e Polluce).

Lo studio delle terre di fusione ha permesso di stabilire la pro­venienza grecadelle due statue, rispettivamente dall’Attica e l’Argolide. Presentano quasi la stessa statura (Bronzo A: m 1,98; Bronzo B: m 1,97), le medesime nudità – emblema della condi­zione divina o eroica – e la postura (la gamba destra è portante, la sinistra è piegata). Originariamente erano accompagnati da armi: l’elmo, lo scudo (sorretto dal braccio sinistro piegato) e la lancia (tenuta dalla mano destra abbassata). I dettagli anatomi­cisono resi con estrema accuratezza – dall’epidermide affiora­no vene e arterie – e la muscolatura possente trasuda fisicità e forza. Gli occhi sono in calcite bianca, con iridi in pasta vitrea e caruncola lacrimale in pietra rosa; labbra, ciglia e capezzoli sono realizzati in rame, mentre la dentatura in lamina d’argento. Sono entrambi prodotti con la tecnica della “fusione a cera persa”. La datazione dei Bronzi di Riace è ancora controversa. Di certo essi rap­presentano due capolavori della bronzistica del V secolo a.C.

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