Turismo enogastronomico: come la cucina italiana diventa motore di sviluppo per i Comuni

Pubblicato in Attualità, News

15 Dic 25 Turismo enogastronomico: come la cucina italiana diventa motore di sviluppo per i Comuni

Il turismo enogastronomico è ormai una delle leve più potenti per raccontare un territorio in modo autentico. Questo vale per tutti i Paesi ma soprattutto per l’Italia. L’esigenza del mercato, in particolare quello internazionale, richiede ai territori locali di offrire un’esperienza culturale completa, capace di mettere in dialogo prodotti, persone, tradizioni e paesaggi. In questo senso, l’iscrizione della cucina italiana nel patrimonio immateriale dell’UNESCO è più di una notizia di colore: rappresenta un invito a ripensare le strategie locali di destination management ed a valorizzare il ruolo delle comunità (in particolare di chi quel cibo lo coltiva e lo elabora) nella costruzione dell’offerta turistica.

Destagionalizzazione e sviluppo locale: il valore economico dell’enogastronomia

Per i Comuni italiani di ogni dimensione questa è una finestra di opportunità letteralmente imperdibile. C’è un dato che forse in molti conoscono ma che vale la pena ricordare qui: la maggior parte dei viaggiatori sceglie una destinazione anche in base alla sua identità culinaria (https://www.robertagaribaldi.it/rapporto-turismo-enogastronomico-italiano/). La cucina diventa un linguaggio semplice ed immediato, una porta d’ingresso al territorio. Non è un caso se borghi marginali, che un tempo non comparivano in nessuna guida, oggi sono mete ambite proprio grazie a un prodotto tipico o a una tradizione gastronomica recuperata e reinterpretata. Su questo si notino, ad esempio, i pochi ma significativi ristoranti stellati che hanno sede in piccoli borghi come il ristorante Il Tiglio a Montemonaco (AP) un paesino di meno di 500 abitanti con una stella Michelin o la Locanda del Sant’Uffizio del celebre chef Enrico Bartolini a Penango (AT) che evolvono il borgo in destinazione. L’enogastronomia, nei miei esempi, il fine dining, ha un vantaggio strategico rispetto ad altre forme di offerta culturale: permette di distribuire meglio i flussi, di destagionalizzare e di coinvolgere direttamente le piccole imprese, spesso a conduzione familiare, che rappresentano il cuore pulsante dell’economia locale. Le locande e le trattorie sono un vero emblema di autenticità del territorio come dimostrano anche programmi televisivi di successo.

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Festività e turismo esperienziale: il momento ideale per valorizzare le tradizioni gastronomiche

In questo periodo dell’anno, poi, le festività offrono una condizione particolarmente favorevole per apprezzare questa potenzialità attrattiva e generativa di valore aggiunto per il territorio. La ricerca di esperienze calde, conviviali, autentiche si intreccia perfettamente con la narrazione gastronomica. Per un’amministrazione locale è il momento ideale per mettere a fuoco una strategia integrata, che parta da una mappatura ragionata dell’offerta esistente. Conoscere chi fa cosa, quali prodotti rappresentano davvero la comunità, quali storie meritano di essere raccontate insieme alle ricette di quei prodotti tipici così identitari ma anche quali luoghi si prestano a ospitare esperienze è il primo passo per costruire un’identità gastronomica riconoscibile.La focaccia di Recco, le olive ascolane, gli arrosticini abruzzesi. Non serve inventare nulla: spesso le risorse sono già presenti, ma non sono organizzate né comunicate in modo coerente.

Itinerari, laboratori e storytelling: esperienze a basso costo e alto impatto

A partire da questa base, diventa possibile immaginare percorsi esperienziali che non richiedono grandi investimenti economici (ma organizzativi) che possono generare un forte impatto locale. Pensiamo, ad esempio, a brevi itinerari tematici tra aziende agricole e botteghe storiche perfetti per un weekend in coppia, oppure a serate in cui uno chef locale racconta l’origine di un piatto tradizionale legato al periodo natalizio e posta la videoricetta nel suo blog personale, trasformando una semplice cena in un racconto condiviso. Anche un laboratorio di cucina per famiglie, dedicato a una ricetta tipica delle feste, può diventare un tassello importante per costruire la percezione di un territorio accogliente, vivo, capace di trasmettere conoscenza ed inclusivo verso un target così specifico. Queste attività possono diventare appuntamenti ricorrenti, piccoli ma costanti, così da creare una trama di esperienze che accompagni il visitatore durante tutto l’anno.

Un’amministrazione dovrà coordinarne la comunicazione in quanto rappresentante l’intero territorio, dai produttori ai ristoratori. L’ingresso della cucina italiana nel patrimonio UNESCO offre una cornice narrativa straordinaria, che ogni territorio può utilizzare per affermare il proprio contributo alla tradizione nazionale. Raccontare in modo coordinato, attraverso i canali istituzionali ed insieme agli operatori economici, aiuta a costruire un’immagine più solida e credibile dell’intero territorio.

I comuni possono assumere un ruolo di regia sia della comunicazione che per la realizzazione delle esperienze, convocando tavoli permanenti con consorzi, associazioni di categoria, aziende agricole e realtà culturali, per definire una visione condivisa e per evitare la frammentazione delle iniziative. Quando il territorio si muove come un ecosistema, ogni attore, dal piccolo produttore al grande evento, concorre ad un obiettivo comune: rendere la destinazione più attrattiva, più autentica e più sostenibile.

Se c’è una lezione che l’UNESCO ci ricorda, è che la cucina non è solo un patrimonio da conservare, ma un modo per rafforzare la comunità locale e renderla accogliente verso i visitatori.

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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini

Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.

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