Turismo estate 2023: come combattere l’inflazione e rispondere al mercato

Pubblicato in Attualità, News

15 Mag 23 Turismo estate 2023: come combattere l’inflazione e rispondere al mercato

Circolano in questi giorni, dapprima tra gli addetti ai lavori poi al pubblico, le previsioni relative agli aumenti di spesa dovuti all’inflazione per le vacanze degli italiani nella prossima estate.

Cito da “Il Sole 24 Ore”: nel 2022, la prima volta che le restrizioni ai viaggi si sono allentate e la domanda era in aumento, i prezzi dei voli sono stati artificialmente abbassati, per riconquistare la fiducia dei viaggiatori, e i fornitori hanno spostato la capacità per servire le rotte più popolari e competere per le prenotazioni. In che cosa si traduce tutto questo? Secondo i dati dell’Osservatorio EY Future Travel Behaviours, due viaggiatori su tre (campione di 5mila persone da Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna) potrebbero cambiare le loro abitudini di viaggio, a causa della riduzione del potere d’acquisto, ma ritoccando la durata e la frequenza dei viaggi piuttosto che sacrificarne il comfort e la qualità. Da queste poche righe si evincono almeno due importanti riflessioni che vorrei portare all’attenzione del lettore.

La prima è relativa alla capacità del mercato turistico, inteso nel complesso di tutti i fornitori di servizi, di adattarsi alle situazioni di mercato incidendo in particolare sulla leva dei prezzi: nel 2022 abbassandoli per far tornare ai turisti la voglia di viaggiare, nel 2023 speculando (una delle tre motivazioni di aumento dei prezzi insieme all’inflazione ed all’aumento della domanda stessa) per spennarli. In termini strettamente economici, in congiunture come queste, i privati, con il supporto delle amministrazioni pubbliche, possono incidere sull’aumento dell’offerta (nel prossimo articolo approfondiremo il rapporto tra ricettività alberghiera ed affitti brevi basandoci sui risultati della ricerca di Sociometrica per Federalberghi) anche se con tempi medio-lunghi ma gli amministratori delle destinazioni poco o nulla possono fare sugli altri due fattori (inflazione e speculazione). Si tratta, in definitiva, del classico periodo di rimbalzo dei prezzi che si assesteranno con il mutare delle condizioni esterne quali, in particolare, l’inflazione e, non riportato nell’articolo ma fondamentale, la scarsità di manodopera qualificata che richiede, per mantenere adeguati standard di qualità ed una corretta marginalità, di incrementare il costo aziendale ad esso associato. Anche supportare l’aumento dell’offerta non è comunque un’attività esente da rischi: dalla cementificazione nel caso di nuove costruzioni alla gentrificazione lasciando mano libera allo sviluppo degli affitti brevi. L’equilibrio, che poi è indice di sostenibilità, è molto difficile da raggiungere e non è mai un dato definitivo.

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Il secondo spunto di riflessione è la capacità della domanda di adattarsi a questi cambiamenti. Nell’articolo si fa riferimento a ben due terzi degli intervistati che può modificare le proprie abitudini di viaggio nella durata e nella frequenza non nel comfort e nella qualità. Stante i contenuti degli articoli precedenti riprendo un pensiero che ho citato più volte relativa all’importanza del tempo dedicato alla vacanza quale tempo privilegiato di condivisione, arricchimento umano e riposo. Scegliere volontariamente di dedicarne meno per motivi economici potrebbe, a lungo termine, portare ad una crescente insoddisfazione. Su questo gli amministratori delle destinazioni turistiche possono fare qualcosa di molto importante: investire sui propri territori incrementando gli eventi e le esperienze disponibili anche per i propri residenti e per i turisti escursionisti o comunque provenienti da bacini di prossimità. Se i costi del trasporto aereo aumentano fino al 45% allora posso scegliere di andare più vicino a casa mia. Sempre se trovo servizi adeguati e prezzi ragionevoli. Oppure cambio mezzo di trasporto cercando alternative più economiche (il treno è aumentato “solo” del 10% in un anno). In pandemia stavamo vicino casa o ci muovevamo con mezzi alternativi per sentirci più sicuri, ora potremmo programmarlo per dedicarci più tempo per rigenerarci ed essere più sostenibili. Quasi 20 anni fa, alla mia prima esperienza lavorativa in agenzia di viaggi, mi spiegarono che vendere una Tunisia, una Spagna, un Mar Rosso, era un modo per far andare in viaggio anche chi aveva poca disponibilità ma offrendo servizi di alta qualità percepita come alberghi lussuosi ed escursioni mozzafiato. Oggi la responsabilità condivisa sul cambiamento climatico ma soprattutto una particolare attenzione al nostro benessere psicofisico, stanno cambiando radicalmente l’approccio al tempo libero. Anche quello vicino a casa, di un solo giorno o fine settimana.

Gli amministratori delle destinazioni turistiche hanno un’opportunità incredibile di associare il benessere dei visitatori con quello, altrettanto importante, dei residenti creando opportunità di approfondimento culturale ma anche di divertimento, di relax e di scoperta. E questa è forse la sfida più grande che abbiamo di fronte.

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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini

Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.

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