TURISMO TEMATICO: COME TRARRE BENEFICI DAL TURISMO ENOGASTRONOMICO

Pubblicato in Attualità, News

20 Mar 23 TURISMO TEMATICO: COME TRARRE BENEFICI DAL TURISMO ENOGASTRONOMICO

Iniziare a scrivere in procinto di sedersi a tavola porta inevitabilmente l’argomento sul turismo enogastronomico. È una tematica che ha innumerevoli riflessi economici dall’agricoltura alla riconoscibilità, anche turistica, internazionale della destinazione che ha contribuito a produrre sia i prodotti locali (meglio detti prodotti tipici locali) sia i brand che li lavorano artigianalmente ed industrialmente ma anche distribuiscono all’estero, fino a coloro che valorizzano le ricette storiche raccontando il territorio stesso attraverso una delle lingue universali: il cibo.

Da un articolo di FT Tourism&Marcheting ho preso spunto per analizzare alcune tendenze legate al turismo enogastronomico per capire insieme come un attento amministratore della destinazione può sfruttare questa nicchia di mercato che, fonte ISNART, trascorre sul territorio dalle 7 alle 13 notti ed è molto affine a quella degli appassionati di cultura e degli eventi, entrambe cavalli di battaglia di tutte le realtà comunali italiane da quelle più grandi ai piccoli borghi.

La prima tematica è quella della sostenibilità (a ben notare ne parliamo ad ogni articolo, perché lo ritengo ormai un elemento imprescindibile per lo sviluppo turistico a qualsiasi latitudine). Sicuramente c’è un tema di genuinità ed autenticità del cibo sottinteso da tutti i viaggiatori del gusto soprattutto perché alcuni prodotti ed alcune ricette sono diventate emblematiche di alcune destinazioni. In Italia come all’estero potremmo fare migliaia di esempi, dal tiramisù di Treviso (citazione del progetto “Tiramisù World Cup” ideato e curato da Francesco Redi) al tartufo di Acqualagna (o di Alba), dal barolo nelle Langhe al chianti, appunto, nel Chianti. Alcuni prodotti sono proprio divenuti identitari come il pomodoro Pachino o i limoni di Sorrento, talmente intrisi di storia e cultura locali da divenire un motivo trainante per la scelta della destinazione. Alcune volte sembra scontato, ma io stesso non più di dieci giorni fa ho ceduto alla tentazione di raggiungere Bologna nel fine settimana per gustare quel sapore unico dei tortelli fatti a mano dalla anziana sfoglina in una delle mie trattorie preferite nei vicoli del centro storico. Ho citato questo episodio per evidenziare come, a volte, quel determinato sapore ci fidelizza a tal punto da diventare una piacevole abitudine anche solo per una escursione.

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Turismo enogastronomico: il valore dell’esperienza autentica

Ognuno di noi ha alcuni luoghi del gusto cui non rinuncia mai, trasformandosi in ambasciatore appassionato oltre che in cliente repeater di quella destinazione. Legato a questo tema di ricerca del gusto c’è quello della ricerca di autenticità anche in tutto quello che gira intorno al gusto: cultura, eventi, esperienze, ricettività, trasporti. Il territorio che ci ospita mentre mangiamo è esso stesso parte dell’esperienza culinaria. Guardate i film stranieri girati in Italia, sono lo specchio di come gli altri ci vedono. E spesso ci vedono a tavola come ne “La Grande Bellezza” o anche ne “Il Postino” fino a “Eat pray love” e “Letters to Juliet”. Chi ha visto questi grandi classici intuisce facilmente come la nostra Italia sia considerata un luogo di grande fascino anche e soprattutto per il modo in cui approcciamo alla condivisione dei pasti. In tutti questi film si riprendono spaccati di vita reale in cui si mangia insieme: in coppia, in gruppo, come forma di accoglienza per chi viene da fuori. Ecco, quel tipo di accoglienza è quello che gli stranieri si aspettano da noi. Nel loro immaginario, noi italiani, siamo quelli che aggiungono un piatto a tavola e ti accolgono per condividerti il proprio lifestyle, mood o semplicemente carattere. Questo concetto di accoglienza possiamo ritrovarlo ovunque, da chi si offre di accompagnarti se semplicemente gli chiedi un’indicazione fino alle attenzioni del receptionist per una qualche esigenza speciale che nemmeno hai esplicitato ma lui, proprio perché è accogliente, la intuisce.

Ed è questo il terzo punto focale dell’esperienza enogastronomica in Italia: il rapporto umano. Da un lato c’è l’esigenza, diffusa peraltro anche per gli altri tematismi, di avere figure professionali specializzate (e multilingue) che siano in grado di approfondire la tematica. Nel nostro caso parliamo di gourmand e sommelier ma anche, come riporta l’articolo citato all’inizio, di hospitality managers per le aziende del food&wine e gli esperti di marketing nel food&beverage. Se sedendoci in un pub irlandese ci aspettiamo che un giovanotto (o giovanotta come direbbero i nostri nonni) di capelli rossi e pelle chiara ci serva una Guinness perfettamente spillata e ci allieti con un sottofondo musicale tradizionale, così, ci piaccia o no, un turista enogastronomico brama di sedersi al tavolo della pizzeria Brandi (o Sorbillo, come vi piace di più) a Napoli e vedersi servire una vera pizza margherita da un giovane del posto appena cotta da un pizzaiolo professionista e servita, magari, da una birra artigianale locale.

Se manca uno di questi elementi, oltre l’unicità del prodotto, l’esperienza appare monca, inefficace. La cura per le persone che si occupano di noi in viaggio, in particolare di chi ci prepara e serve il cibo, è parte integrante, a volte addirittura condizionante (basta leggersi un po’ di recensioni di ristoranti), dell’esperienza di turismo enogastronomico.

 

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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini

Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.

 

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