Turismo tematico: le potenzialità inesplorate del turismo “rigenerativo”

Pubblicato in Attualità, News

05 Feb 23 Turismo tematico: le potenzialità inesplorate del turismo “rigenerativo”

Sin da piccolo, muovendo i primi passi nello scoutismo, sono guidato da una citazione del fondatore Lord Baden Powell: “Lascia il mondo un po’ migliore di come l’hai trovato”. Questo messaggio, lasciato alle future generazioni mentre era in punto di morte nel 1941, oggi, in tempi di cambiamenti climatici, sociali ed economici rapidi anzi tumultuosi, è ancora più significativo. Il settore del turismo incide per l’8% di tutte le emissioni globali di gas serra (fonte Lenzen, M., Sun, YY., Faturay, F. et al. The carbon footprint of global tourism. Nature Clim Change 8, 522–528, 2018). Questo dato, insieme a quelli relativi, ad esempio, alla gentrificazione delle città che accolgono i principali flussi turistici ed a quelli che rilevano quanto buona parte dell’offerta di lavoro nel settore sia a bassa professionalità e quindi scarsa e precaria remunerazione, mi fa riflettere come amministratore di destinazione. Che tipo di turisti effettivamente voglio che scelgano la mia destinazione? Quanto questo incide nel rapporto tra i residenti?

A tutti questi punti ci possono essere molteplici risposte, ma negli ultimi anni si è evoluta una consapevolezza nella responsabilità del turista (e quindi degli amministratori della destinazione) circa la necessità di trovare un equilibrio tra economia e natura, tra flussi di turisti e sostenibilità per i residenti, tra accoglienza autentica o “sintetica”.

Nel tempo si sono susseguiti diversi approcci: quasi vent’anni fa si è iniziato a parlare di “green tourism” cioè dell’intento del visitatore di limitare il suo impatto sull’ambiente. Poi si è introdotto il concetto di “sustainable tourism” intendendo, per il visitatore, lo scegliere consapevolmente alloggi c.d. “eco-friendly” e scegliendo attività da svolgere eco-compatibili. Gli ultimi modelli a nascere, spinti dal periodo pandemico e dalla conseguente presa di coscienza collettiva dei limiti umani nell’uso delle risorse naturali, il turismo “restorative” e quello rigenerativo.  Per “restorative” si intende viaggiare dove il turismo ha già fatto danni e lavorare, sì sì proprio lavorare, per riportarlo allo stato originale. Quello rigenerativo, il tema di questo breve articolo, ricomprende la volontà non solo di riportare la destinazione a livelli più sostenibili, ma anche impegnarsi per fare in modo che questo cambiamento sia di lungo periodo quindi che la destinazione prosperi, in modo sostenibile, anche in futuro.

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Turismo rigenerativo: un cambio di paradigma epocale

Quello del turismo rigenerativo, per una destinazione turistica, è realmente un approccio che necessita di un cambio di paradigma epocale. Più volte nei miei articoli ho scritto dell’importanza della sostenibilità ambientale ed etico-sociale nella gestione di una organizzazione turistica. Col turismo rigenerativo si aprono potenzialità inesplorate di turisti che scelgono la destinazione, operano in sintonia (o per risintonizzare) con la natura che la ospita e collaborano con i residenti, anche quelli che non operano direttamente nel settore, per rendere la destinazione sostenibile anche per chi verrà dopo di noi.

Questo concetto è l’antitesi del modello tradizionale di turismo che vuole un aumento costante della domanda e dell’offerta indipendentemente dall’impatto che questo incremento può avere già oggi ed in futuro in termini ambientali e sociali.

Sarà difficile per un amministratore della destinazione dire ai propri concittadini che vogliamo meno turisti, che quel progetto di nuovo resort (di cemento armato ovviamente) che potrebbe offrire posti di lavoro, no, non si farà. Non perché siamo ambientalisti convinti, ma perché dobbiamo preservare il territorio, il paesaggio e le tradizioni se vogliamo avere ancora una attrattiva turistica in futuro.

Si potrà spiegare che avere dei turisti che vengono per migliorare l’ambiente in cui viviamo, che vengono per condividere le loro esperienze e superare insieme le difficoltà sociali rende tutti più ricchi, non necessariamente economicamente, ma culturalmente (inteso in senso lato). In questo modo si recupera il senso primario del turismo che è quello dello scambio di visioni, culture, esperienze, non quello dello sfruttamento di alcuni a danno di altri.

Online si trovano tanti esempi di turismo rigenerativo. In questo illuminante articolo su globalfamilytravels.com ve ne sono 3 molto significativi, tutti dagli Stati Uniti ma, come per tante altre tematiche, sappiamo che prima o poi arriveranno anche da noi. Il primo è un’attività di mezza giornata che si può svolgere a Seattle dove, in un quartiere sofferente per la gentrificazione, c’è un collettivo di agricoltori di colore che si occupano di orti urbani. Al turista viene offerta la possibilità di interagire con gli agricoltori urbani, lavorando nella loro fattoria urbana e di conoscere il potere degli orti comunitari e le loro soluzioni creative per combattere le ingiustizie alimentari.
Nel secondo, nello Stato di Washington, i partecipanti vengono coinvolti dalla tribù indigena “Jamestown S’Klallam” e trascorrono una giornata per entrare nel vivo del servizio che la North Olympic Salmon Coalition e la Elwha River Restoration fanno per aiutare a ripristinare l’habitat del salmone lungo i fiumi Dungeness e Elwha.
Infine, il terzo, in Oregon, che vi lascio scoprire da soli perché ora non ho più tempo. Non è più il tempo per continuare a fare business col turismo tradizionale, è il momento di impegnarsi a creare ed offrire al mercato quante più opportunità di turismo rigenerativo perché il tempo stringe, forse non per noi, ma per chi viene dopo.

 

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MARKETING TERRITORIALE
Rubrica a cura di Marco Cocciarini

Laureato in Economia del Turismo, è consulente di sviluppo innovativo strategico e tecnologico per il destination management turistico in particolare su progetti di cooperazione internazionale e locale. È stato business developer di alcune delle più celebri startup italiane in ambito turistico ed è attualmente responsabile territoriale della loro associazione nazionale.

 

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