INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: Fabrizio Sudano, Direttore Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)

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06 Apr 24 INTERVISTE FUORI DAL COMUNE: Fabrizio Sudano, Direttore Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC)

Dopo l’incarico di direzione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, Fabrizio Sudano da gennaio 2024 è direttore del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (MArRC).

Tra gli incarichi dirigenziali più recenti, la direzione della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la provincia di Cosenza (2020-2022), la direzione ad interim della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone (2021) e la direzione ad interim del Segretariato regionale del ministero della Cultura per la Calabria (2022-2023).

Il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria è un grande istituto permanente dedicato alla Magna Grecia. Direttore Sudano, quali sono le peculiarità di questo autorevole museo nazionale italiano?

Il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria ha sede in Palazzo Piacentini, tra i primi in Italia ad essere progettato proprio per ospitare una esposizione museale. Questa è già la prima peculiarità. Inoltre, è forte e centrale il dialogo con la città, che vede il Museo quale elemento importante del paesaggio e della vita dei reggini, con un affaccio sul lungomare Italo Falcomatà ed una splendida vista dalla terrazza sullo Stretto. 

L’attuale allestimento è stato inaugurato nel 2016 dopo i lavori di riqualificazione, conta 220 vetrine e si sviluppa su quattro livelli, che raccontano la storia del popolamento umano in Calabria dalla preistoria alla romanizzazione, secondo un criterio cronologico e tematico. La visita inizia al secondo piano (livello A – Preistoria e protostoria; età dei metalli), continua al primo piano (livello B – Città e santuari della Magna Grecia), al mezzanino (livello C – Necropoli e vita quotidiana della Magna Grecia: Sibari, Crotone, Hipponion, Kaulonia, Cirò e Laos; lucani e brettii) e si conclude al piano terreno (livello D – Reggio), dove è collocata la sala dei Bronzi di Riace e di Porticello. 

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L’opera più nota qui conservata sono indubbiamente i Bronzi di Riace. Ma in un museo della Magna Grecia c’è tanto altro da far scoprire. Come pensa di valorizzare tutto questo e aumentare così l’interesse e il numero dei visitatori?

I Bronzi di Riace sono dei reperti straordinari e di valore inestimabile. Non solo perché conservati integri ed icona di perfezione e bellezza dell’antichità, ma soprattutto quali simbolo della Calabria e tra i primi beni “pop” che hanno fatto avvicinare il grande pubblico ai musei. Ma il MArRC non è solo Bronzi di Riace. Come mi piace sempre ricordare in queste occasioni, i turisti internazionali e nazionali vengono per vedere i Bronzi e rimangono ammaliati dalle preziose collezioni custodite nelle sale espositive del museo. E tanto altro si trova nei depositi, nei laboratori di restauro.

Abbiamo molte idee e tanto lavoro davanti a noi, ma il tutto passa da una programmazione imprescindibile che abbraccia i diversi settori del museo: da quello scientifico a quello tecnico, dall’accoglienza alla comunicazione, da quello amministrativo a quello economico. Ho avuto la fortuna di trovare uno staff che già dai primi giorni del mio mandato al MArRC si è reso disponibile a collaborare e condividere idee, strumenti e progetti. L’aumento dei visitatori verrà fuori proprio da questa sinergia tra i vari settori e gruppi di lavoro, come risultato e non come obiettivo.

Oltre alle collezioni permanenti, c’è una programmazione di eventi o mostre per il 2024? 

Dalla programmazione che si sta definendo in questo primo periodo, stanno emergendo diverse proposte di mostre ed eventi che richiedono mesi di studio, ricerca e relazioni interistituzionali. Per questo motivo, è in progress una programmazione per il 2025 ma speriamo di stupire il nostro pubblico già nel 2024, perché siamo in attesa di poter ufficializzare un evento molto importante che vorremmo realizzare entro l’anno.

Parallelamente stiamo lavorando con il territorio per eventi nazionali e locali di qualità. In particolare ospitiamo in questo periodo una mostra sulle chiese e i castelli della Calabria, proposta dalla Fondazione Carical e stiamo lavorando alla programmazione estiva sulla rinomata terrazza panoramica del MArRC. Da poco abbiamo avviato un progetto sperimentale che permette al pubblico di visitare il nostro laboratorio di restauro ed entrare a contatto con le attività scientifiche che si svolgono al museo.

Questo progetto rientra tra le iniziative in programma per aumentare l’interesse dei visitatori, soprattutto locali, che sono il bacino su cui stiamo investendo. Tra questi anche delle visite studiate ad hoc per la pluralità di pubblico, a cui vogliamo offrire esperienze personalizzate sulla base della valorizzazione della diversità, che per noi è ricchezza: abbiamo in programma nuovi laboratori per bambini con esigenze diverse, che permettano il confronto e arricchimento reciproco ed un rapporto con gli spazi museali adatto alle loro attitudini; sullo stesso principio si basano i laboratori in programma per anziani e disabili fisici e cognitivi. 

Da Soprintendente ha favorito la promozione dei siti archeologici di Reggio Calabria. Cosa hai in animo di realizzare per collegare ancora meglio il Museo alla città e al territorio?

Come anticipato, la mia direzione punta molto sulla diffusione della conoscenza fuori e dentro le mura. Nella mia visione il MArRC è il museo di tutti e per tutti, per questo motivo già dai primi giorni ho accolto le richieste di collaborazione provenienti dalle realtà associative che animano questa città ed avviato interlocuzioni istituzionali per potenziare l’infrastruttura culturale della città. 

È attualmente in atto un dialogo con gli attori istituzionali della città per mostrare i reperti archeologici fuori dalle mura del palazzo Piacentini sede del Museo. E con le confederazioni che rappresentano le imprese cittadine stiamo lavorando alla condivisione dell’identità culturale di questa città attraverso corsi di formazione, progetti di valorizzazione e promozione del patrimonio custodito al museo.

Anche con le Università e gli altri Istituti culturali locali e inter-regionali si respira grande sinergia e sono fiducioso che possa portare a progetti concreti di messa in rete del patrimonio culturale e una comunicazione e fruizione integrata dei siti che insistono sul territorio.

Ha un obiettivo che le piacerebbe realizzare nel suo incarico di direzione?

L’obiettivo generale è quello di implementare la ricerca e la diffusione delle conoscenze del patrimonio custodito al MArRC – nelle sale espositive come nei depositi – per condividerne valori e originalità con il resto del mondo. Tra i primi obiettivi di risultato su cui stiamo lavorando assiduamente c’è sicuramente il potenziamento dell’accessibilità culturale del museo, che mi porta a richiamare l’idea di pluralità espressa in precedenza. Stiamo lavorando per superare il concetto di inclusione, e proiettarci su una dimensione di progettazione universale – universal design – che vada oltre l’immagine di “standard” e ci avvicini alla personalizzazione dell’esperienza museale appunto per un pubblico plurale. In questo ci viene incontro sicuramente la tecnologia, che grazie al PNRR stiamo utilizzando per potenziare la struttura museale.

La realizzazione di questo obiettivo passa senza dubbi dal rafforzamento dei rapporti con la Direzione Generale Musei e la rete nazionale dei Musei Italiani, il coinvolgimento attivo della comunità locale, nonché una stretta collaborazione con istituzioni culturali e educative. 

Direttore Fabrizio Sudano, può dare il suo consiglio a chi legge su una peculiarità o un’opera che non deve sfuggire a chi visita il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria?

Come le dicevo, il Museo è la casa dei Bronzi di Riace ma non è solo Bronzi; già nella stessa sala sono esposti i bronzi di Porticello che insieme alle due statue di Riace contribuiscono ad una delle collezioni più preziose d’Italia di bronzi dell’antichità; ma nelle diverse sale molti sono i reperti di eccezionale valore, sia storico che evocativo: i Santuari della Magna Grecia, i costumi funerari provenienti dalle necropoli di Metauros e Locri Lucifero, Laos e Varapodio. Da quest’ultima arriva la coppa in vetro con decorazione in lamina d’oro, che testimonia l’altissimo livello artistico raggiunto dalle botteghe artigianali dell’epoca. Dalla medesima necropoli giunge la splendida coppia di orecchini in oro a testa di antilope. Ma potremmo anche citare il letto in bronzo proveniente da Palmi, il kouros in marmo greco da Reggio, da dove proviene inoltre la lastra in terracotta con fanciulle danzanti.

Intervista a cura di Sara Stangoni


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