Da ICOM la nuova definizione di museo: inclusivo, sostenibile e attento alle comunità

Pubblicato in Attualità, Dal mondo dei musei, Senza categoria

12 Set 22 Da ICOM la nuova definizione di museo: inclusivo, sostenibile e attento alle comunità

L’International Council of Museum (ICOM), sotto la nuova presidenza dell’italiano Alberto Garlandini, ha aggiornato la definizione di museo e le sue responsabilità alle nuove esigenze contemporanee, dopo un cronoprogramma di consultazione e di elaborazione durato 18 mesi. L’approvazione è avvenuta il 24 agosto a Praga, nell’ambito della 26ma Conferenza Generale dell’ICOM, da parte dell’Assemblea Generale Straordinaria (ICOM Define) coordinata da Bruno Brulon e Lauran Bonilla-Merchav.  Sono stati 487 i voti favorevoli (92,41%), 23 i contrari e 17 gli astenuti. La votazione ha coinvolto centinaia di professionisti museali da 126 Comitati Nazionali di tutto il mondo, che hanno tenuto conto delle parole e dei concetti chiave maggiormente condivisi dalla comunità internazionale.

 

Con la nuova definizione i musei si fanno promotori della diversità e della sostenibilità, temi chiave del tempo in cui viviamo. Recita quanto segue:

«Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale.
Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità.
Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze».

I musei oggi sono poli culturali attivi che partecipano al contesto sociale del proprio territorio, partecipati e partecipativi. Va in questa direzione in particolare la seconda parte della definizione, quella che maggiormente aggiorna la precedente (Vienna, 2007) creando un ponte tra società contemporanea e futuro delle istituzioni museali.

Sono presenti concetti chiave innovativi e decisivi:

  • accessibilitàe inclusività,
  • diversitàe sostenibilità;
  • comportamento eticoprofessionalità nello svolgimento delle funzioni del museo;
  • comunità, con il passaggio dalla fruizione singolare a quella plurale;
  • condivisione delle conoscenze:
  • esperienza diversificata che trasforma la visita in un insieme di educazione, piacere, riflessione e conoscenza.

Le reazioni e le interpretazioni della nuova definizione di museo

La nuova definizione di museo targata ICOM ha aperto subito valutazioni e spunti di riflessione da parte dei media e degli addetti ai lavori. Mentre ICOM Italia si dichiara soddisfatta, Inkyung Chang, direttrice dell’Iron Museum in Seoul e delegata di ICOM Korea, fa sapere all’ArtNewspaper che per lei «ad essere onesta, la nuova definizione non è progressista… ma si deve trovare un compromesso. Ogni museo può ora prendere la definizione ed usarla. Può essere anche interpretata. Forse non fa la differenza, ma ognuno può fare la differenza nel proprio museo». Secondo Muthoni Thangwa, manager del National Museums of Kenya e rappresentante dei comitati internazionali di ICOM, né la definizione, né i musei danno abbastanza spazio alle comunità private dei loro beni culturali che hanno il diritto di ri-acquisirli nella loro living culture. (Su Il Sole 24 Ore).

Artribune ha messo vecchia e nuova definizione di museo a confronto: “È il secondo periodo il luogo in cui l’ingegno si congiunge alla poesia per divenire arte, capace di esprimere il meraviglioso equilibrio che la nuova definizione di Museo rappresenta: un’unione perfetta che assorbe i grandi temi del nostro vivere civile, restituendo al mondo intero un brano al cui confronto la letteratura impallidisce, un’opera totale in cui l’ovvio, travestitosi da correttezza politica, trascende i confini del sublime allorquando vengono inserite nella definizione del Museo le virtù cardini che sono alla base dell’evoluzione della nostra umanità”.

Exibart nella sua analisi ricorda le quattro macroaree che erano state proposte del comitato italiano, che ben si allineano con la scelta finale della definizione: “Accessibilità/Inclusione; Partecipazione; Professionalità; Innovazione tecnologica con specifiche parole chiave per far emergere le esigenze avvertite, in maniera specifica, dai musei italiani”.

Il delicato tema della rimozione delle barriere fisiche e cognitive nei musei è già tra i punti chiave del bando PNRR per la cultura, le cui candidature sono recentemente scadute e a cui il Gruppo Maggioli ha dedicato un corso di formazione tenuto dal dott. Gianfranco De Gregorio, esperto in fundraising e accesso alle agevolazioni regionali, nazionali, comunitarie e del PNRR. L’obiettivo è un arricchimento complessivo attraverso nuovi strumenti, servizi, soluzioni tecnologiche ma anche studi, progettazioni e attività didattiche.

Non da meno è il tema della sostenibilità per il futuro dei musei. Tutti i luoghi della cultura, come anche i musei, diventano inevitabilmente partecipi della transizione ecologica e sicuramente tra i modelli principali di impegno civico, sensibilità e concretezza. I musei hanno l’opportunità di condividere questo messaggio universale sia come contenitore che come contenuto, sensibilizzando i loro pubblici e la cittadinanza.

Infine un focus su cui i musei dovranno necessariamente interrogarsi e reinterpretarsi è il rapporto con il pubblico e con il proprio territorio, quella comunità complessa fatta di persone, enti, istituzioni, attività sociali e produttive. In questa direzione si stanno già muovendo diverse istituzioni museali italiane, non solo di grandi dimensioni. Un modello è il progetto Laboratorio Montefalco, ideato e promosso da Maggioli Cultura gestore dell’accoglienza e della produzione culturale del Complesso Museale di San Francesco di Montefalco, uno dei più importanti del Sistema Museale dell’Umbria. L’obiettivo è riportare il museo al centro, come luogo non più solo da visitare, ma vero centro di produzione, in una sintesi tra eredità culturale condivisa e visione industriale. Un modello organizzativo di governance in grado di garantire una sostenibilità sociale, economica e ambientale, uscendo dallo schema classico committente pubblico/gestore privato.

Il patrimonio culturale si fa laboratorio di idee e di prodotti rivolti ad ogni tipologia di pubblico, per un’esperienza personalizzata e memorabile.



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